venerdì 20 giugno 2014

Gli Dei di Mosca di Michael Swanwick

www.vaporteppa.it
Articolo di: AleK

Ed eccomi a recensire un altro bel libro di Swanwick, sebbene possa ormai dire di apprezzarlo molto, non è uno dei miei autori preferiti, semplicemente il caso ha voluto che in poco tempo fossero editi ben due suoi libri, questo, edito da un nuovo editore, Vaporteppa e Ossa della Terra, del quale vi parlai qualche tempo fa.

E anche questa volta, banalmente, devo confessarvi di aver gradito la lettura.

Inizialmente ero un po' scettico, il primo capitolo inizia nella maniera peggiore possibile, con due spiegoni in fiction svenevoli e forzati. Ora non voglio fare lo snob, però preferisco le opere (libri o film) in cui l'autore confida nell'intelligenza dei sui lettori/spettatori e lascia desumere il non detto dai particolari o dalle situazioni.
In alternativa, davvero, preferisco o una voce narrante o l'intervento dell'autore nel libro, so che rompe il ritmo, ma i dialoghi forzati, privi di qualsiasi logica, in cui i protagonisti si raccontano quel che già sanno solo per permettere anche a un biscio di capire il contesto, non li sopporto più.
Qua, nell'ordine, ce ne becchiamo uno che ci presenta i due protagonisti e un altro che ci presenta il mondo in cui vivono.
Se non fosse stato un libro di Swanwick avrei chiuso e sarei passato ad altro, ma per fortuna non l'ho fatto, gli ho dato fiducia e sono stato abbondantemente ripagato...


Forse è una mera sovra-interpretazione personale, però in quest'opera ho ritrovato vari temi presenti anche in Ossa della Terra, dall'importanza pratica  della conoscenza, all'avversione verso il fanatismo religioso, certo trasmessi attraverso una storia che nulla ha che spartire col precedente titolo.
Forse sono un po' le due facce della stessa medaglia, il lato oscuro Ossa della Terra, e il lato solare, questo Gli Dei di Mosca.

Solare perché dall'inizio alla fine il tono del libro è totalmente scanzonato e ironico, nonostante l'autore abbia dimostrato la propria competenza nel rendere verosimili e serie anche le storie più assurde, in questo libro sembra non prendersi mai sul serio, donando al lettore un piacere unico durante la lettura.
Non ci sono battute argute o dialoghi demenziali, il segreto sta tutto nello stile, le situazioni che si vengono a creare e le reazioni dei protagonisti, rendono anche la frase più seria e pacata una perla di comicità.
E' riuscito a mettere in scena un odio profondo, spietato senza precedenti e reale, ma in maniera divertente, senza usare macchiette, personaggi buffi o battutine, semplicemente creando l'atmosfera perfetta, senza svilire mai i propri personaggi.
Scusate l'ingenuità, per voi forse è una cosa banale e scontata, per me è sorprendente.
E leggere un certo scambio di battute tra una certa nobildonna e una certa macchina morente, è valso totalmente il prezzo dell'acquisto.
Roba di una spietatezza degna di Miller in Tropico del Cancro, quando sperava che il miracolo che l'umanità stava aspettando  fossero due enormi stronzi su un piatto d'argento...

Mi sono chiesto come faccia Swanwick a poter cambiare genere e stile e risultare sempre credibile e credo che alla base di tutto ci sia una grande competenza.
Sa di quel che parla e sa dove vuole arrivare, non ci vomita addosso solo mondo fantasioso per nutrire il proprio ego, descrive un mondo che esiste, qua e ora. I suoi personaggi, anche quelli più stereotipati, ci parlano, comunicano con noi lettori, dandoci un mondo vero. Non ci vogliono sorprendere e neppure manipolano le nostre emozioni con dialoghi farlocchi, semplicemente ci presentano la realtà.
E la realtà nei suoi romanzi è quasi sempre una realtà di strada, da bassifondi, in contrasto con un alta società che sembra vivere su di un altro pianeta, lontana anni luce dal mondo reale.

C'è una cosa però, in tutta questa cultura di strada, che non apprezzo e mai apprezzerò ed è il concetto di ladro gentiluomo presente anche nel libro I Draghi di Babele.
Nella mia limitata visione del mondo un truffatore è un truffatore e raramente le sue vittime saranno gli avidi o le persone spregevoli, come accade nei suoi romanzi, la maggior parte delle volte saranno solo ingenui, come me, che si illudono di aver avuto un po' di fortuna una volta tanto, per poi scoprire di esser solo stati derubati.
Per usare le parole dell'autore: "Il forte di approfitta del debole, e i deboli si scannano a vicenda"e il disprezzo che provo verso coloro che ingannano e manipolano la gente è superiore alla stima che potrei avere nei confronti della loro intelligenza.

Per fortuna, non c'è stata da parte mia una totale mancanza di empatia verso tale protagonista, il nostro truffatore ha infatti un aspetto caratteriale che mi ha molto colpito: è psicologicamente debole, però non molla. Sì, lo so, detta così sembra tutto tranne che un debole, ma non ingannatevi, una persona psicologicamente forte non si lascia abbattere dagli eventi, mentre Darger (così si chiama) ne viene letteralmente steso, però si rialza e continua, è come un pugile, ha una fifa matta di entrare nel ring, ma a differenza di una persona normale, entra ugualmente e fa quel che deve fare al meglio delle sue possibilità.
Dunque non trasmette solo una celebrazione della furbizia ma anche una apologia della vita e della conoscenza pratica, dell'accettare quel che viene e continuare ad andare avanti, senza aforismi o vuote frasi fatte (quelle che si regalano agli amici quando sono loro ad essere nella merda e non noi) ma semplicemente adattandosi a quel che viene, senza perdere l'ambizione, stringendo i denti.

Un libro consigliato.

Nessun commento:

Posta un commento

Questo blog non è una democrazia. Gli amministratori si riservano il diritto di rimuovere qualsiasi commento secondo il loro insindacabile giudizio.