venerdì 11 luglio 2014

Il fiume degli Dei di Ian McDonald

http://blog.librimondadori.it/blogs/urania/
Articolo di: AleK

Non è stato facile digerire questo "Il fiume degli Dei" e ancor meno recensirlo, tanto che fino all'ultimo sono stato indeciso se farlo o meno. Ma visto che alla fine mi sono deciso, come sempre, vi anticipo quelle che dovrebbero essere le conclusioni: non mi ha convinto.

Il che non significa che sia un brutto libro, anzi, forse mi sento pure di consigliarlo a degli appassionati di fantascienza o della collana Urania in generale, perché qualcosa di buono c'è, solo che per me, non è sufficiente.

Innanzi tutto non è un libro facile, l'autore è molto prolisso e la maggior parte delle volte quel che viene raccontato lascia la sensazione di essere del tutto superfluo per la trama generale: ad esempio ci sono parecchi personaggi protagonisti da seguire, alcuni dei quali vengono toccati solo secondariamente dagli eventi e la cui storia personale resta, appunto, personale, quasi insignificante in termini di trama generale, come se si trattasse di racconti a sé stanti inseriti in un romanzo; ci sono descrizioni molto lunghe (tra le quali un incipit letale) e un abuso di termini indiani (davvero, non puoi farmi andare a consultare il glossario finale per scoprire che Brinjal significa "Melanzana"... non puoi!).
Tutto questo rende la lettura un filino pesante e, all'inizio, non è facile ricordarsi di chi diavolo stia parlando l'autore.

Riguardo ai contenuti...

...beh, qualcosa di interessante viene proposto.

Principalmente si tratta di una visione dell'Intelligenza Artificiale (I.A.) che si discosta un poco dai canoni Hollywoodiani, quasi in maniera polemica: è assente il tema della banalissima fobia verso le macchine che si ribellano all'uomo. Alleluja!
O meglio, il tema è presente, nel punto di vista di alcuni protagonisti, ma il messaggio che veicola il libro è il suo contrario ed è esposto pure abbastanza bene.
Un altro punto forte del  libro sta nel mostrare gli effetti del fanatismo bigotto senza pipponi di facile moralismo. E' quasi divertente (se non fosse reale) vedere come vengano manipolate le masse praticamente da tutti, inculcando in loro paure, psicosi e, soprattutto, una morale trascendente e solo per il raggiungimento di inutili fini personali. Questo tema non viene mai dibattutto abbastanza, basta vedere com'è finito il sogno di fratellanza di una Unione Europea reale, distrutto da una dozzina di sciacalli analfabeti che hanno fatto leva su beceri nazionalismi per ottenere i voti necessari ad occupare permanentemente le poltrone dei parlamenti di tutta Europa (aiutati anche da politicanti inutili che già parassitavano quegli stessi luoghi). E l'India di questo romanzo rispecchia parecchio questo sogno infranto, con le popolazioni drogate da stupidi programmi e alle quali vengono inculcate le fobie o le ragioni più assurde e stupide, per spingerle sempre verso l'odio.
Purtroppo tutto questo si perde e diluisce in centinaia di pagine di fatti e racconti anche un po' noiosi e, come dicevo all'inizio, non è sufficiente a salvare il libro.

Per di più, ad un certo punto ho pure avuto l'impressione che venisse meno il principio di singolarità tecnologica!
Ci sono infatti alcuni personaggi di genere asessuato e definiti nute, costoro vengono pesantemente modificati a livello fisico e la tecnologia medico-ingegneristica necessaria a produrre il risultato del "nute" è totalmente sottovalutata nell'opera ed è così avanzata che di fatto renderebbe inutili e insignificanti tutti gli esoscheletri da combattimento e i vari uomini geneticamente migliorati che appaiono ogni tanto.
E' incredibile come una scienza così sofisticata venga utilizzata per cambiare sesso e non per creare una razza umana invincibile, senza darne una giustificazione plausibile. E' come se oggi utilizzassimo le moderne tecniche di chirurgia solo per buttarci su un paio di tette e poi ci curassimo l'appendicite con la camomilla.

Aggiungo, come conclusione, che la risoluzione della trama finale mi ha dato l'impressione di essere una gigantesca e clamorosa supercazzola.

In ogni caso, qualcosa mi ha lasciato e credo che tornerò a leggere altri titoli di quest'autore in futuro, se non altro per vedere se riesce ad essere meno prolisso e più concreto.

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