lunedì 8 settembre 2014

Redemption Ark di Alastair Reynolds

Articolo di: AleK


Redemption Ark è il secondo libro del Ciclo degli Inibitori scritto da Reynolds (ma il terzo ambientato nel suo universo). Del primo, Rivelazione, parlai in un post precedente (clicca per leggere la recensione) in termini non proprio entusiastici, ma essendo stata un'opera prima, ho voluto continuare a dar fiducia allo scrittore (parecchio osannato in rete) e mi sono buttato nella lettura di questa abominevole porcheria da 600 e rotte pagine di pura agonia...

Che dite, mi è piaciuto?

Per chi avesse problemi nel cogliere l'ironia, la risposta è no, non mi è piaciuto. Forse erano anni che non leggevo un libro che mi lasciasse così profondamente disgustato, da quando ho iniziato a depennare dalla lista degli autori da leggere i vari scrittori di Best Sellers alla "Dan Brown".

Pensavo che la fantascienza, essendo un genere di nicchia con un pubblico abbastanza selezionato e piccolo in termini di "numero di acquirenti", fosse immune da certe cose... mi sbagliavo di grosso.



Questo prodotto ha gli stessi identici difetti del primo libro del ciclo: è un libro vuoto e inutile, il classico prodotto di un manuale di scrittura creativa seguito alla lettera, nel quale però l'autore si è dimenticato di infilarci dentro qualcosa di personale, qualche contenuto, qualche dialogo arguto, un messaggio, un'idea, personaggi interessanti... qualsiasi cosa che vada più in là di una trama che va avanti a colpi di cliffhanger.

Però peggio.

Peggio perché qui non siamo di fronte a personaggi piatti e poco interessanti come nel primo libro, qua i personaggi sono tutti uguali (che siano maiali, umani, conjoiner; che abbiano 40 o 400 anni, che siano sani o soffrano di autismo) e sfiorano il ritardo mentale, situazioni e prese di posizione talmente cretine da essere più improbabili dei viaggi a velocità superluminali, dialoghi osceni, pieni di stupidaggini, ripetizioni e risposte da WTF!
Insomma, un sacco di situazione stile "Pessimo Serial" di quelle che vengono magistralmente prese in giro in Uomini in rosso di John Scalzi.
Il capitolo 20, quello in cui due protagonisti viaggiano verso il gigante gassoso , sfiora il demenziale dall'inizio alla fine, roba appunto da serie televisiva di serie B: scelte e azioni ridicole, dialoghi assurdi, risposte peggiori, deus ex machina finale!! Di tutto di più.
I due protagonisti sono al limite della decenza. 
Uno perché troppo stupido anche solo per respirare: negando l'evidenza e il senso comune, con la scusa narrativa del "Sono scettico", viene portato a fare e dire cose ridicole, sembra (ma in maniera peggiore e potenziata) il protagonista del film Attività paranormale che, vedendo delle orme bestiali apparire sul pavimento davanti ai suoi occhi, esclama: "Ci dev'essere una spiegazione razionale". Certo che c'è, hai un fottuto demone in casa
Opere di questo tipo sono inqualificabili, perché mettono alla berlina il razionalismo e lo scetticismo utilizzando la fallacia logica dell'Argomento fantoccio. Il razionalismo si basa sull'evidenza, non sulla negazione a oltranza e il protagonista del capitolo aveva tutto quanto gli serviva per comprendere la situazione senza dover andare a stringere la mano a delle entità distruttrici di imperi galattici. 
L'altra invece è peggio, perché ne è succube. Tra l'altro è un personaggio che è stato stuprato nel passaggio da Rivelazione a questo Redemption Ark. Nel primo libro, come soggetto, citava il bellissimo La settima vittima di Sheckley e prendeva a calci nel sedere la gente, nel secondo è un'inutile larva che non è in grato di prendere a ciabattate uno sciocco, anzi, se ne innamora. Mentre la sta portando a morte certa, con scelte una più ridicola dell'altra, lei, ecco... lei si innamora. No comment.
E da lì in avanti il romanzo, già poco interessante, sarà in caduta libera... da lì la lettura è passata dall'essere spiacevole all'essere agonia.
Senza parlare delle "Ripetizioni"...
Non parlo dei riassuntoni di quanto accaduto nel primo libro, quelli sarebbero anche stati fisiologici, no, parlo delle ripetizioni continue di quanto accaduto nei capitoli precedenti!
O questo libro è stato pubblicato a puntate di un capitolo al mese o l'autore tratta il proprio pubblico come un branco di minorati mentali... in ogni capitolo c'è uno spiegone su quanto accaduto fin'ora, su quale sia il rapporto tra due personaggi, su quali siano le loro idee, ma a livelli allucinanti, tanto che gli stessi concetti saranno ripetuti più e più volte senza tregua.

In definitiva, questo libro potrei usarlo come manifesto su tutto ciò che a me non piace nella letteratura:

- Non mi piacciono i capitoli che finiscono con cliffhanger, soprattutto se sono "falsi", ovvero poi non accade nulla di che... Reynolds sembra adorarli.

- Non mi piace quando il flusso d'informazione tra personaggi e lettore si interrompe: ovvero un momento prima sai tutto quello che fanno, dicono e pensano i personaggi, poi all'improvviso hanno un'idea geniale o scoprono qualcosa e il lettore ne resta all'oscuro per creare suspance. E qua accade spesso.

- Non mi piacciono gli spiegoni in cui l'autore ripete sempre tutto più volte in modo che chiunque possa capire quel che vuol dire e in quest'opera, quelle che sono le relazioni tra alcuni personaggi vengono ripetute in-ogni-singolo-capitolo. Se fosse una serie TV l'equivalente sarebbe mettere dei cartelli sulla testa dei personaggi con scritto "Tizio ama Caio" ecc...


Il finale, ovviamente (come in tutti i secondi titoli di una trilogia) è aperto, per sapere come andrà a finire sarà necessaria la lettura di un'altro tomo. Lettura che lascio volentieri a coloro che hanno apprezzato i primi due libri o a quelli meno snob di me. Io con Reynolds ho chiuso, la lettura di questo testo è stata una noia terribile, con punte di vera sofferenza (sì, anche io mi ripeto, ma mai come il nostro scrittor prodigo, neanche lontanamente) alzo bandiera bianca, finirlo è stata una tortura, mai più Reynolds. Mai più.

LINK ALLA RECENSIONE DI "RIVELAZIONE"

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