giovedì 16 ottobre 2014

Guerra eterna di Joe Haldeman

www.mondourania.com
Articolo di: AleK

Oggi si parla un po' di un imperdibile classico della fantascienza, un libro che spesso viene citato assieme a "Fanteria dello spazio" di Heinlein, quasi sempre a sproposito.
"Guerra eterna" e "Fanteria dello spazio" non hanno assolutamente nulla in comune tra loro, a parte la presenza di una guerra e di soldati dentro esoscheletri da combattimento, i due testi appartengono addirittura a due generi di fantascienza diversi e si occupano di problemi e tematiche diverse, neppure lo stile di scrittura è minimamente paragonabile.

"Fanteria dello spazio" è un classico esempio di fantascienza sociale, dove tutta la parte dedicata alla guerra e ai soldati è un semplice elemento di colore utilizzato da Heinlein solo per poter esporre le proprie idee sociologiche, lo stesso apparato militare non ha nulla a che vedere con gli apparati militari reali, e viene utilizzato solo come una metafora colorita per parlare del concetto di "responsabilità civile" e di voto visto non come un diritto, ma come una conquista. Ma di questi temi ne ho già discusso in un precedente articolo (< clicca per leggerlo) che vi consiglio di leggere attentamente in quanto reputo che "Fanteria dello spazio" sia uno dei romanzi più fraintesi a livello mondiale.

"Guerra eterna" invece si occupa di tutt'altre faccende...

...questo sì è un romanzo che parla di un apparato militare reale inserito nel mondo reale che tutti conosciamo e non di uno di fantasia inserito in un mondo utopico, mettendo in mostra tutte le caratteristiche principali di questo aspetto: controllo assoluto e relativa manipolazione dell'informazione; totale spregiudicatezza morale da parte di chi organizza la guerra (rimanendone a debita distanza); inutile sacrificio umano di soldati mandati al macello affidandosi alle probabilità statistiche, dunque assoluto menefreghismo di fronte alle vite umane; problemi relativi a reinserimento sociale dei reduci; guerra vista come un motore economico piuttosto che una necessità di difesa; ecc...
Impossibile elencarli tutti, non ve ne è un'esposizione organica, tutti questi temi vengono toccati durante lo svolgimento del racconto in maniera esemplare, perfettamente amalgamati con la trama, non si percepisce minimamente la presenza dell'autore (ex reduce del Vietnam) che ce li spiega, li vediamo in azione seguendo le gesta del protagonista.

Ma i meriti dell'opera sono molteplici.
Come ben sa chi legge i miei articoli, non sono molto interessato al sense of wonder o all'azione o ai misteri da indagare, mi interessano soprattutto le considerazioni dell'autore che traspaiono attraverso l'analisi della storia che si sta leggendo, gli spunti di riflessione, i dialoghi tra i protagonisti che possono trasmettere intuizioni interessanti, cose di questo tipo, anche solo scoprire quale sia il sistema di analisi usato da una persona a me estranea per comprendere un certo evento  può riuscire ad affascinarmi enormemente, indipendentemente dalle conclusioni a cui arriva.
Però tutto questo se non è ben trasmesso perde completamente di forza. In "Guerra eterna" non esiste questo problema, come affermato in precedenza tutto è ben amalgamto con una storia così ben costruita da essere essa stessa un grandissimo spunto di riflessione sulla nostra umanità e sui nostri pregiudizi.

"Guerra eterna" è romanzo mutevole, ogni parte che lo compone è talmente diversa dalle altre che potrebbero essere tutte storie diverse. Ma allo stesso tempo non si percepisce alcuna frammentazione. Il mutevole andamento della storia ci farà emozionare una volta per le dettagliate descrizioni scientifiche e un'altra per l'intimismo del protagonista, poi un'emozionante battaglia, in seguito le considerazioni sugli andamenti di una guerra condotta a velocità relativistiche, i cambiamenti sociali, il ribaltamento dei punti di vista, ogni volta è come essere di fronte ad un altro testo.

Ma la cosa migliore è che tutto questo ci viene mostrato in maniera neutra dall'autore, come "fatti" privi di una valenza morale, non ci sono propagande scandalistiche da Tg o quotidiano. Non ci sono stupide fobie neppure di fronte ai combiamenti più radicali e scioccanti della società (i differentemente pensanti spaventati dall'omosessualità se lo dovrebbero leggere), siamo anni luce alle idiozie hollywoodiane del "Ommioddio non possiamo rinunciare alla nostra umanità", ai timori dell'intelligenza artificiale, alla paura dei cloni o dei mutanti o a tutte le stronzate che propinano quotidianamente coi loro schifosissimi film.
Vale lo stesso discorso fatto per Puttana da Guerra o gli X-men: certi dilemmi morali sono solo supercazzole e nient'altro.
E non sono mai presenti nella buona fantascienza, come quest'opera.
Prendete come esempio il film "Her" di Spike Jonze: un qualsiasi regista alla Michael Bay ci avrebbe seccato la pianta senza pietà sulla morale di un rapporto uomo-macchina e tutti gli scribacchini del Gruppo Espresso e della Mondadori avrebbero imbrattato chilometri di carta igienica con le loro considerazioni così banali da non essere neppure prese in considerazione dagli sceneggiatori di cartoni animati. Per fortuna in "Her" la questione di un rapporto tra un uomo e una intelligenza artificiale non viene neppure presa in considerazione e ci si occupa di altro, ben più interessante.

Come sempre un argomento ne richiama mille altri e io parto per la tangente, ma è inevitabile quando ci si trova di fronte a un'opera come questa: con buoni contenuti e una storia affascinante che oltre a emozionare stimola pure il pensiero.
Un libro bellissimo.

Nessun commento:

Posta un commento

Questo blog non è una democrazia. Gli amministratori si riservano il diritto di rimuovere qualsiasi commento secondo il loro insindacabile giudizio.