mercoledì 24 dicembre 2014

Dune di Frank Herbert

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Articolo di: AleK

Questa sarà la recensione più inutile di questo blog, un po' perché il 99% di coloro che la leggeranno avranno letto questo libro varie volte, un po' perché in rete ci saranno più recensioni dedicate a Dune che di tutti gli altri libri qua recensiti messi assieme.
Però Dune è un'opera che ho amato parecchio e due paroline volevo dedicargliele.

Non è per me un romanzo perfetto, ci sono cose che non accetterei in altre opere leggendole ora, ad esempio la dicotomia marcata tra protagonisti e antagonisti, che è quasi al livello de Il Signore degli Anelli o la perfezione della famiglia Atreiders o... oh, al diavolo!

Dune è uno dei romanzi più suggestivi che abbia mai letto!

E non ho usato un termine a caso, subisco passivamente il fascino di questo libro e mi risulta veramente difficile spiegare il perché, posso solo provarci... specificando che quanto segue è riferito solo al primo romanzo del ciclo, Dune appunto, e non prende minimamente in considerazione i suoi seguiti.

Per chi non lo sapesse si tratta di un romanzo diviso in tre parti, ogni parte è diversa dall'altra e tratta di argomenti differenti. Io, ancora oggi dopo varie riletture, continuo ad apprezzare maggiormente la prima parte, fatta di intrighi politici e considerazioni sociali, piuttosto che le altre parti più focalizzate sul pianeta Dune che non sull'ambientazione generale.
Anche se, come precedentemente detto, uno dei punti di forza dell'opera sta nell'incredibile sense of wonder che è in grado di suscitare nel lettore, Dune è un romanzo molto più politico di quanto non sembri, tra le sue pagine è descritto in maniera minuziosa lo sfruttamento di un intero mondo da parte di una potenza straniera, le piccole astuzie per mantenerne il controllo e riuscire a prosciugarlo il più possibile al minor costo e i problemi relativi all'esser dipendenti da una materia prima...  senza dubbio c'è materiale di discussione sufficiente per trattazioni ben più approfondite di questa misera recensione, ma che vanno al di là di quelle che sono le mie reali competenze.

La grandezza di Herbert in questo romanzo sta nel riuscire a far percepire al lettore millenni di storia umana senza massacrarlo con spiegoni continui, ragion per cui è sicuramente necessario riporre attenzione nella lettura, anche se questo, per me, è solo un punto di forza, non è infatti facile creare un'opera così complessa, ma che allo stesso tempo mantenga incollati sulle pagine fino alla fine.
"Un tempo gli uomini dedicavano il proprio pensiero alle macchine, nella speranza che esse li avrebbero liberati. Ma questo consentì ad altri uomini di servirsi delle macchine per renderli schiavi."
La "tecnologia" immaginata da Herbert è così "aliena" da essere ancora oggi credibile, cosa non facile, ma soprattutto non è un contorno, quella tecnologia è specchio della società descritta nel romanzo e viceversa. Ovvero, non è stata creata per puro sense of wonder, per avere un'ambientazione esotica in cui tessere una storiella contemporanea, quei personaggi e le loro leggi sociali sono fortemente influenzati dalla tecnologia che li circonda.
"Chi comanda deve sempre apparire fiducioso, pensò. Questa fiducia è un peso assai grave sulle tue spalle, mentre fronteggi pericoli. Ma nessuno deve mai accorgersene."
Durante il racconto siamo costantemente all'interno della testa dei protagonisti, al corrente sempre dei loro pensieri e di quel che è accaduto o accadrà.
Gli intrighi e le dinamiche sociali, così come le considerazioni sulla vita e sul mondo che circonda i protagonisti, sono tutt'altro che banali, e ci facilitano l'immersione nella storia, oltre che offrirci numerosi spunti di riflessione.
"Probabilmente non c'è un momento più terribile, nella nostra vita, di quello in cui si scopre che nostro padre è un uomo... in carne e ossa."
La crescita dei personaggi è costante e coerente, nessuna forzatura, ma soprattutto è percepita da loro stessi, si accorgono di non esser più quel che erano, sono consapevoli delle loro perdite e sanno che se non cambieranno, moriranno, esattamente come è morto il loro mondo passato.
 "Non erano altro che maschere a buon mercato, le quali nascondevano pensieri infetti: voci blateranti che si alzavano per cancellare lo squallido silenzio dei loro cuori."
Ma Dune è anche un romanzo spietato, i protagonisti hanno sempre i piedi ben sali sul terreno e sono consapevoli di quel che li circonda, parafrasando Calvino, cercano continuamente nell'inferno ciò che non è inferno, per dargli spazio e farlo durare.

Potrei continuare citando estratti del libro, ma non apporterei nulla di più nulla di meno di quanto detto fin'ora, è un romanzo grandioso, fatto di personaggi reali, concreti, con una psicologia complessa e che si rinnovano continuamente o periscono, un romanzo che non ha bisogno di misteri per sopravvivere, non ha bisogno di enigmi per spingere il lettore a continuare con la lettura, Dune è un giallo risolto e svelato, del quale già conosciamo il finale fin dall'inizio, ma che non possiamo smette di leggere, la sua forza non sta in meschini trucchetti stilistici, sta nei suoi contenuti.
Tra tutte le opere da esso ispirato, forse quella che più di tutte è riuscita a coglierne il senso profondo è Nausicaä della valle del vento di Hayao Miyazaki, l'unico ad esser riuscito ad afferrare "questa unione nascosta tra bontà e crudeltà" presente nell'opera.

In conclusione, per quanto mi riguarda, è un libro da leggere e conoscere.

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