giovedì 13 agosto 2015

Davy l'eretico di Edgar Pangborn

Articolo di: AleK

Oggi parlerò di un libro particolare, ricordato spesso con affetto dagli appassionati di fantascienza, ma del quale si parla molto poco.

Prima di iniziare però è necessaria una premessa importante: nonostante la copertina dell'edizione italiana (che nulla ha a che vedere con gli eventi narrati) e nonostante l'ambientazione post-apocalittica, Davy l'eretico non è un libro d'avventura o d'azione, ma tutt'altro, è un testo molto lento e riflessivo, privo di azioni eroiche o grandi gesta e che ha come protagonisti persone qualsiasi prive di particolari doti (a parte un sano scetticismo di fronte ai fatti della vita, cosa che ormai è una virtù rara) che possano attrarre chi cerca intrattenimento o sense of wonder.

Sebbene non lo consideri un capolavoro, trovo il libro di Pangborn un testo interessante, soprattutto per discutere della deriva irrazionale legata alla superstizione alla quale il mondo sembra destinato a finire ancora oggi, dopo decenni dalla stesura di questo libro...


Prima di entrare nel merito delle tematiche affrontate dall'opera voglio parlarvi un poco dello stile narrativo utilizzato dallo scritto e che potrebbe far storcere il naso a più di un lettore.
Come sottolineato dall'autore per bocca del protagonista/narratore, si tratta di un romanzo ad asterischi. Il narratore non è uno scrittore esperto e metterà su carta una flusso di pensieri liberi, man mano che alcuni particolari gli ricorderanno altre storie, le inizierà a narrare senza aver la premura di terminare le precedenti (più che ad asterischi sembra a parentesi) così le azioni o gli eventi, saranno quasi sempre interrotti da altri aneddoti su piani temporali distinti, creando un po' di smarrimento nel lettore.
Io stesso, all'inizio, non apprezzavo molto lo stile, ma poi, capitolo dopo capitolo, sono riuscito a provare una certa empatia verso il protagonista/narratore e, anche se non riuscivo a percepire quella particolare sensazione che si prova spesso nel leggere e che ci dà l'impressione di vivere le avventure assieme ai protagonisti, sono riuscito ad affezionarmi ai personaggi e al destino del mondo creato.

Date le premesse, Davy non è un romanzo che ha molte speranze d'esser apprezzato dal lettore medio e probabilmente ha pure qualche difetto narrativo che può far storcere il naso a un lettore esigente, però a mio avviso vale comunque la pena d'esser letto, non solo per i contenuti, ma anche per conoscere questo particolare esperimento narrativo in cui un narratore inesperto scrive le sue memorie scusandosi con i lettori per i salti temporali e la poca organicità del testo. Il risultato finale è molto particolare e forse pure indicato (nel senso che funziona) per il tipo di finale proposto.

Il punto di forza del libro resta però quello dei contenuti. Pangborn ci presenta un protagonista impietoso con se stesso nel raccontare la propria storia, analizzando senza vergogna e in maniera distaccata le proprie colpe e le proprie virtù, senza mai cercare di assolversi o lodarsi. Davy è un personaggio sopra la media in un mondo ignorante e violento, soggiogato dalla religione e dalla superstizione, che avrebbe potuto giustificare i propri errori con il il trucco più vecchio del mondo: criticando gli altri mettendo in evidenza il loro squallore, ma che non lo fa mai e che, anche se migliore sotto certi aspetti, affronterà tutte le sue colpe in maniera razionale e senza autocommiserarsi con banali sensi di colpa.
A differenza delle persone che ha attorno, durante le difficoltà non cercherà rifugio in divinità o tradizioni, ma vivrà appieno la consapevolezza che le proprie azioni siano libere da un giudizio o da un intervento divino e che non si accontenterà mai della mediocrità: senza istruzione o particolari abilità, cercherà di migliorare se stesso sempre e progressivamente in modo da poter essere libero di condurre la propria vita secondo le proprie aspirazioni e non secondo l'opinione comune.
"Siamo uomini, non bestie, uomini che reggono una candela nell'oscurità. Chiudete quella fiammella in una stanza di sicurezza e di autorità: forse vi apparirà più luminosa... in realtà, amici, essa illuminerà le pareti di una prigione e non si estenderà oltre. Io condurro la mia candela nella notte aperta."
Davvero, nonostante i soprusi, le ingiustizie, l'oscurantismo, è impossibile non vedere in questo mondo malato un parallelo con la nostra realtà. Il campanilismo (di cui molto vanno fieri) che tende sempre a scaricare le colpe e il sudiciume sugli altri, soprattutto se di un paese limitrofe, nonostante gli altri abbiano esattamente le nostre stesse colpe e i nostri pochi pregi è uguale a quello di cui sono vittima gli abitanti di questo mondo post-apocalittico. Nonostante l'ambientazione, ogni difetto è un difetto moderno, la Terra dopo l'apocalisse, non è un nuovo medioevo è il mondo moderno in cui il Popolo di Facebook governa e detta leggi. Sono passati 50 anni dalla pubblicazione del libro ma i suoi temi, le sue critiche, le sue frecciatine ancora oggi sono drammaticamente attuali.
La religione e il Clero possono apparire come i grandi cattivi del libro, ma il vero sudiciume è nella gente ed è lo stesso identico sudiciume che caratterizza noi stessi. Con la differenza che qua è libero di imporsi come legge. Per queste ragioni ritengo che (paradossalmente) questo Davy l'eretico non sia poi tanto un libro di critica anticlericale o contro le religioni organizzate, perché qui la religione è solo l'apice dell'ignoranza, ma la base, quello su cui si regge tutto e che permette l'esistenza di questo controllo, è la gente comune e questa gente siamo noi liberi di manifestarci per quello che siamo. E, a quanto pare, appena l'uomo è libero, la prima cosa che vuol fare è mettere divieti... agli altri ovviamente.

Maledetti SCENZIATI... qualunque cosa siano.

La religione che soggioga il popolo non è altro che il naturale risultato di una certa forma di pensiero ancora oggi molto diffusa. E se non è la religione, è la superstizione o il complottismo o i comitati contro i vaccini... Sempre c'è una crociata dell'ignoranza verso il sapere e sempre la popolazione appoggerà ciecamente l'ignoranza. Nel mondo di Pangborn è la gente a voler essere soggiogata dalla religione, come nel nostro mondo è la gente che pretende si buttino milioni di soldi pubblici in stregoneria.
Parlando delle teorie sulla terra piatta (e ricordate che ancora oggi ci sono storditi che credono di vivere all'interno della Terra e non sulla superficie) e sui divieti di vedere l'orlo del mondo:
"Non è che l'Onnipotente si infastidisca nel vedere un idiota cadere oltre l'orlo della terra piatta. Una dottrina ben più vasta suffraga questa posizione. Essa sostiene che qualsiasi genere di curiosità sia uno sbaglio, teoria che tutte le religioni del passato sono state costrette a sostenere come unica difesa pratica contro lo scetticismo."
Ma il libro non è solo un insieme di denunce e frecciatine (nonostante il tema Pangborn non caratterizza mai i religiosi come cattivi e gli atei come buoni, tanto che l'unico vero antagonista sarà proprio un ateo opportunista...), è la storia della crescita di una persona che non si è mai lamentato dei problemi di cui era afflitto o non ha mai criticato la gente che aveva attorno (pur non condividendo il loro pensiero), ma che però si è impegnato a migliorare prima la propria vita e poi il mondo in cui viveva. Ed è una storia molto toccante, fatta di personaggi diversi ma tutti  estremamente umani nelle loro debolezze e nei loro difetti, con un finale che difficilmente lascerà distaccati, ma che non poteva essere altrimenti, per far ricordare al lettore che comunque la vita, nonostante le nostre teorie e religioni, non ha altro senso se non quello che creiamo noi con la nostra fantasia.

www.mondourania.com
Assieme a questo libro vi consiglio anche la raccolta (dello stesso autore) intitolata Davy e oltre - Urania 1034. Si tratta di un insieme di racconti ambientati nel mondo post-apocalittico di Davy, ma che con il nostro protagonista non hanno alcunché con cui spartire, il titolo è semplicemente un inganno per attirare lettori.
Ogni racconto è ambientato in un periodo storico distinto (anche con diversi secoli di distanza) ma sempre dopo il conflitto che ha causato l'apocalisse.
A mio avviso sono molto interessanti e le tematiche e la sensibilità dell'autore risultano essere più incisive in questi racconti rispetto al romanzo di cui vi ho parlato (indimenticabile il racconto Il ragazzo della tigre), purtroppo però, come anticipato, in nessuno di esse si accenna al destino di Davy e dei suoi compagni, ragion per cui, nel caso foste interessati, vi consiglio di leggere prima questa raccolta, perché arrivati alla fine di Davy l'eretico vorrete solo sapere come sia continuata la sua avventura...

EDIT: vi consiglio anche la lettura di Un cantico per Leibonwitz. Può sorgere il dubbio che siano libri in antitesi avendo Pangborn una visione atea del mondo mentre Miller una cristiana, in realtà hanno molto in comune. Anche se il ruolo giocato dalla Chiesa sarà differente (e contrario), entrambi gli autori si focalizzano sull'ignoranza e la pigrizia mentale della gente come causa di tutti i mali.
Link alla recensione.

1 commento:

  1. Piano piano sto tornando all'attività in rete, adesso mi sono goduto il tuo splendido articolo.
    Un abbraccio.

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