giovedì 3 luglio 2014

Caligo di Alessandro Scalzo

www.vaporteppa.it
Articolo di: AleK

Dopo anni di lavoro in una libreria, a contatto con le peggio schifezze pubblicate nella prima decade degli anni duemila, mai avrei pensato di acquistare ancora un libro di letteratura fantastica italiana.
Ma poi un giorno accade che scopri un editore (Vaporteppa) che ti porta in Italia un romanzo di Swanwick, e che fai? Non gli vuoi dar fiducia? Mi pare il minimo! Tanto - mi dico - al massimo gliene dici di tutti i colori attraverso il blog, almeno ti sfoghi.

E dunque l'acquisto. Titubante, anche per via degli estratti scelti dall'editore per promuovere il libro, che un po' mi lasciano perplesso e mi fanno pensare ad un mero esercizio di stile pieno di stereotipi e vuoto sense of wonder.

E mi dovrò rimangiare tutti i pregiudizi, uno a uno. E coprirmi gli occhi, che in fondo al tunnel della narrativa italiana, finalmente si vede la luce, tanta luce...


... perché Caligo mi è piaciuto, ha dissolto tutti i miei timori ed è riuscito a convincermi.

 

Ma di che si tratta? Beh, se volete la trama, potete andarvi a leggere la quarta di copertina sul sito dell'editore (non siate pigri) io mi limiterò a dirvi che, fondamentalmente, è un'ucronia, molto scanzonata e ironica, che ci proietta in una Italia dei primi del '900 assolutamente fantascientifica (direi steampunk ma poi sembrerei un vero recensore, di quelli che ne sanno a pacchi...) ma, allo stesso tempo, più reale di quanto possiate immaginare.
E uno dei punti di forza del libro è proprio questo: descrive un mondo vero, con tutte le sue ipocrisie, grazie alla competenza dell'autore nel maneggiare il periodo storico, che gli permetterà di inserire qualsiasi elemento di fantasia senza far perdere alla storia "credibilità".
Dunque non ci saranno le solite persone del ventesimo secolo calate in un contesto fanta-storico e neppure le classiche relazioni sociali disturbate di adolescenti in corpi di adulti, al contrario, i personaggi sono realmente appartenenti al contesto storico-culturale nel quale si trovano e pensano/ reagiscono di conseguenza.

Se siete amanti dell'avventura, ne troverete. A me, che non me ne può fregar di meno dei colpi di scena e dell'azione, è piaciuto ugualmente, perché non è tanto quel che si racconta ad aver destato il mio interesse, ma quel che traspare dalla lettura.
La vera forza di Caligo sta nel non detto, in ciò che è implicito, sottinteso, tra i dialoghi o gli eventi e che ci viene comunicato quasi con delicatezza e tanta ironia da parte dell'autore.
Caligo è la morte del politically correct, le persone sono quello che sono, razziste, snob, stolte, ipocrite, ma mai ci vengono presentate come "negative", sempre come persone normali. Perché quello sono.
E così ci si immerge nel caratteristico razzismo dei primi del '900 (che è uguale a quello di oggi, solo che all'epoca non si aveva pudore ad ammetterlo); nella stupidità umana, che tra la scienza e la superstizione, si butta a capofitto su quest'ultima; nel nazionalismo accecante; nella manipolazione della classe proletaria; ecc... alla fine, il libro che tanto mi sembrava spensierato e vuoto, si è dimostrato essere ben immerso nella realtà umana, tanto da mostrarcela senza filtri e perbenismo, ma senza sermoni: piedi ben saldi sul terreno, ma tanta autoironia.

Vorrei fare un esempio di come, con poche parole e senza spiegoni inutili, un autore possa comunicare concetti abbastanza vasti. Niente che possa rovinarvi la lettura. Si tratta semplicemente della sorpresa della protagonista, che è inglese, di fronte all'umanità dei rappresentanti dell'Impero Austro-Ungarico. Poche righe. Ovviamente questa sorpresa la si può apprezzare solo leggendo il libro e il contesto nel quale è immersa la storia, però denota (sperando di non peccare di sovra-interpretazione) una certa cultura da parte dell'autore che va aldilà dello stereotipo di massa, figlio della propaganda pre-Grande Guerra. Propaganda ancora oggi, dopo un secolo, è ancora viva nelle scuole italiane e che ci vende gli stati dell'Intesa come i "Buoni" e quelli degli Imperi Centrali come i "Cattivi".

Al libro gli si può imputare una scarsa caratterizzazione dei personaggi, che effettivamente sono quasi delle macchiette, ma davvero significherebbe perdere di vista quello che è lo spirito scherzoso dell'opera che gioca continuamente con gli stereotipi (ben documentati) dell'epoca.

In conclusione, un romanzo da leggere e tanta speranza per il futuro. Onestamente spero che questo Alessandro Scalzo osi di più nei suoi prossimi libri, non tanto con i giochi di fantasia o le citazioni, quanto con l'affrontare tematiche complesse in grado di offrire vari spunti di riflessione al lettore, ma sempre senza perdere la sua capacità nel comunicare gli argomenti implicitamente, senza moralismi, banalità e spiegoni.
Se volete un esempio di un libro di fantasia famoso e scritto in prima persona, esattamente come questo, ma che al contrario non mi è piaciuto, vi dico: Il libro del Fiume e delle Stelle di Ian Watson. Troverete le mie recensioni Qui e Qua. Giusto perché vi facciate un'idea di quelli che sono i miei gusti...

Nessun commento:

Posta un commento

Questo blog non è una democrazia. Gli amministratori si riservano il diritto di rimuovere qualsiasi commento secondo il loro insindacabile giudizio.